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20 aprile 2024
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Regionali in Puglia: presente D'Alema

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REGIONALI: TRA VENDOLA ED EMILIANO, LA SCELTA A D’ALEMA

Fonte: http://www.lecceprima.it/

Riunione del Pd domani a Bari, davanti a D’Alema, per sancire che il Pd deve allargare la coalizione e per farlo, non può ricandidare Vendola. Via libera ad Emiliano, con il placet dell’Udc

 

BARI - Tutto domani o forse no. Il destino del centrosinistra pugliese passa dall’incontro convocato a Bari alla presenza di Massimo D’Alema. Il motivo trainante dell’appuntamento è noto: sancire ufficialmente che Vendola non deve essere il candidato della coalizione, a vantaggio del sindaco di Bari, Michele Emiliano, e convincere gli indecisi ad optare per questa soluzione. Non Nichi, dunque, ma Michi.

L’imbarazzo di queste ore è tangibile, perché, in realtà, nessuno lo dice, ma la decisione è già stata presa: il teatrino della politica ha i suoi rituali, le sue finzioni obbligatorie, perché bisogna trovare il modo sotteso ed elegante per spiegare un approdo certamente innaturale, al di là dei destini elettorali, che potranno comunque essere favorevoli con un candidato di peso e di grande forza mediatica come lo stesso Emiliano. Il punto è semmai un altro: sostenere che l’amministrazione Vendola sia stata positiva, salvo poi destituirne il traghettatore, per giochi di alleanze comunque tutti da chiudere, è la contraddizione più logica che consegna il centrosinistra in pasto al centrodestra. Non ricandidare Vendola, significa vedere sconfitto un progetto politico – amministrativo: non ci sono altre scuse o artifizi intellettuali. È come quando il centrodestra salentino, dopo aver osteggiato dieci anni di sua amministrazione come “negativa”, improvvisamente aveva deciso di candidare alla provincia, l’ex presidente, Lorenzo Ria. Una contraddizione così evidente, che gli elettori non ressero l’ipotesi più di una settimana.

Qui, il caso è analogo, ma pesca in problemi ancora più profondi: che il Pd e il “deus ex machina” D’Alema non volessero riconfermare D’Alema, non era certamente un mistero. Ma che arrivassero a destituirlo in modo così eclatante, dopo un lungo dibattito e dopo che in tutta la fase congressuale il Pd aveva assicurato appoggio incondizionato, appare a dir poco clamoroso. Né c’è intenzione da parte dei vertici del Pd di perseguire la strada delle primarie, sapendo che l’incognita Vendola ha già colpito cinque anni fa, scuotendo le direttive degli stati generali.

Va anche detto che D’Alema, in genere, non sempre ci vede giusto: cinque anni fa, fu sempre lui a scegliere Francesco Boccia, come alter Fitto, convinto che un candidato moderato tirasse più che un personaggio di parte; il baffo più famoso della politica italiana confessò ai giornali persino che difficilmente un uomo della sinistra radicale, per di più con l’orecchino, potesse spuntarla in una terra profondamente di destra. I fatti lo sconfessarono, sbaragliando i pronostici nefasti. E molti sanno che qualche festeggiamento anticipato di metà gennaio, dopo il voto delle primarie, nei comitati del centrodestra, si rivelò l’inizio di un nefasto ed inatteso tracollo.

Vendola punta ancora sulla sua leadership, sulla sua forza di comunicatore, per giocarsi le residue carte da candidato, ribadendo proprio il concetto che D’Alema 5 anni prima sosteneva che non avrebbe vinto: perciò, non fa una piega a chi gli fa notare che vogliono candidare qualcuno altro al posto suo, e dice “Prego, si accomodino”. Ma subito rilancia: spazio ai concorrenti, ma si passi dalla primarie. Perché solo così si potrà misurare chi ha più “consenso popolare”.

Vendola, dunque, continua a dirsi “sereno”, sottolineando come la politica non sia costituita solo da “alchimie e strategie a tavolino”, ma anche “di connessione sentimentale con il popolo”, ma evidenziando di non comprendere come possa essere ritenuto “un’anomalia”.

Sul fronte Emiliano, quel che appare chiaro è che qualcosa si muova: a Bari, è già iniziato il toto-candidato alla poltrona di primo cittadino, segno che forse la discesa in campo alle regionali non appare più soltanto un’ipotesi giornalistica. Entro il 21 gennaio, Emiliano, se sarà chiamato a guidare il centrosinistra pugliese, dovrà presentare le proprie dimissioni al comune.

Sarà interessante capire come si muoverà in queste trame, il neo segretario pugliese del Pd, Sergio Blasi, che delle primarie aveva fatto nella corsa alla provincia di Lecce il proprio cavallo di battaglia: farà rispettare questo principio o si adeguerà a quanto imposto da D’Alema e dai vertici nazionali?

Ma esce allo scoperto Guglielmo Minervini, uno dei tre candidati alla segreteria del Pd pugliese, nonché assessore regionale, nella sua pagina ufficiale, che nella sua pagina ufficiale parla eloquentemente di “una tragedia del potere scritta da Shakespeare”: “Gli ingredienti ci sono tutti – scrive - inganno, menzogna, tradimento. Abbiamo tutti pensato di partecipare a un gioco democratico vero, in realtà era solo una simulazione, perché l’esito della partita era già stato prestabilito. Il Pd si rimangia questi cinque anni di straordinario lavoro per il cambiamento, di buon governo autenticamente riformatore, ma anche la parola data a 177.000 persone, e sceglie di scaricare Vendola per candidare Emiliano, grazie al salvifico assenso dell’Udc... Scopriamo così di essere ripiombati al medioevo degli accordi oscuri, delle manovre di palazzo, dove pronunciamenti pubblici, promesse solenni, garanzie ufficiali si possono rovesciare sulla base di superiori interessi di cui il custode unico è lui, il capo. Se dovesse andare lungo questa strada, si consumerebbe una scissione politica nei fatti: il Pd, e molti dei protagonisti di questa sconcertante vicenda, sta scegliendo di scindersi da se stesso, dalla sua storia, dalla sua credibilità”.

In buona sostanza, da quanto sottolineato dalla parole di Minervini, ancora una volta, la sensazione è che qualcuno da Roma possa pensare di celebrare con irriverenza “l’incapacità dei pugliesi”, convinto di poter impartire lezioni sui processi democratici di questa terra, che forse proprio fuori dalle logiche di palazzo ha dimostrato un fermento sorprendente.

PALESE: "LA CANDIDATURA DI EMILIANO? IL FALLIMENTO DI VENDOLA"

“Il fatto che il Pd sia orientato a scegliere Emiliano è sintomo della sconfitta totale di Vendola, del fallimento delle sue politiche di gestione della Regione. Per il Pdl non cambia niente”. Lo ha dichiarato Rocco Palese, intervenuto nel pomeriggio alla Città del Libro di Campi Salentina. Sulla possibile alleanza a livello regionale con l’Udc si dice ottimista ma rimanda tutto alle trattative in corso in ambito nazionale. “I confronti con l’Udc rimangono tutti a livello nazionale – spiega –. So solo che le esperienze avute a livello locale con l’Udc sono positive e, a mio avviso, ci sono le condizioni perché si possa riprendere a lavorare insieme”.

Per quanto concerne la sua mancata candidatura per le Regionali della primavera prossima ha aggiunto: “Non ci sono rimasto male. Chi fa parte del Pdl sa quali sono le regole. Il nostro, come dice Tremonti, è un modello che unisce monarchia e anarchia. C’è un due per cento di monarchia che riguarda la scelta dei parlamentari, dei candidati alle regionali, dei sindaci dei comuni più grossi e dei presidenti di Provincia. Il restante 98 per cento è anarchia, libertà. Quindi le scelte, piacciano o no vanno rispettate. Mi meraviglio di Fini e delle sue critiche, semmai. Mica gliel’ha prescritto il medico di stare nel Pdl”. Mauro Bortone

NOSTRO COMMENTO: E’ sempre D’Alema il regista, il produttore e l’attore principale nonché l’interlocutore NUMERO UNO NON SOLO DEL PD MA DEL CAVALIERE. Quando il Cavaliere è in difficoltà ha cercato e continua a cercare sempre aiuto a D’Alema – come è accaduto dal 1994 ad oggi – e D’Alema risponde: PRESENTE! Anche in questa triste vicenda di candidature Emiliano/Vendola c’è sempre “baffino” che fa da Regista. Prima elogia Vendola e poi gli sferra un calcione al basso ventre (si fa per dire!). Insomma per un mero fatto di alleanze future con l’UDC e IDV, Baffino sacrifica l’uscente Vendola perché non gradito all’ex democristiano Casini, il quale sta sempre con le gambe aperte al CENTRO aspettando che il Cavaliere lo chiami dalla Sua parte. Nel frattempo fa finta di fare opposizione. E gli allocchi abboccano! Ora io mi chiedo: come fa D'Alema, per far piacere a Casini, a sacrificare un uomo del PD Suo alleato , quale Niki Vendola? E' allucinante! Ecco perché s’impone un immediato ricambio dell’attuale classe politica (PD-PDL). In bocca al lupo Italia! Ha ragione Travaglio: D’Alema non ha mai SAPUTO fare politica! Io direi “VOLUTO”

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