04 maggio 2024
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Il GIORNALE accusa Di Pietro di avere comprato molte case

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Di Pietro gioca a Monopoli: ha case in tutta Italia 4-8-2008

Di Gian Marco Chiocci,

DAL GIORNALE.IT , SI RIPORTA:

Roma - Ma quante case ha l’onorevole Antonio Di Pietro? E con quali soldi le ha comprate? Prima di scoprirlo ci corre l’obbligo di ricordare come del suo conflitto di interessi in campo immobiliare si è già occupato, in parte, il gip di Roma che lo ha prosciolto nell’inchiesta sulla gestione allegra dei rimborsi elettorali. Restando in tema la procura capitolina ha però stigmatizzato l’operato di Tonino allorché vennero affrontate le accuse di un suo ex socio a proposito della società immobiliare Antocri (acronimo di Anna, Toto, Cristiano, i figli di Di Pietro) e delle presunte commistioni con i patrimoni dell’Italia dei Valori. Secondo l’ipotesi iniziale, Di Pietro avrebbe utilizzato i soldi del partito per acquistare appartamenti arrivandone ad affittare alcuni all’Idv, di cui era presidente. Un modo di fare penalmente irrilevante, secondo l’accusa.

Casa con lo sconto
Quel conflitto d’interessi torna ora d’attualità per gli approfondimenti operati dal mensile «la Voce delle voci» in contemporanea al reportage del Giornale. Si scopre così che il 16 marzo 2006, in quel di Bergamo, il padre-padrone dell’Idv si aggiudica alle buste, in condizioni burrascose e rocambolesche, un signor appartamento (vedi articolo sotto) a un prezzo scontatissimo dovuto alle cartolarizzazioni del patrimonio immobiliare dell’Inail. Roba da Svendopoli per vip. Lui non appare mai, fa tutto l’amministratore della sua società immobiliare Antocri (che però non agisce in questa veste), nonché compagno di Silvana Mura, deputata Idv, tesoriera del partito e socia dell’Associazione IdV. Visti i precedenti, le confusioni di ruoli, le ambiguità fra «movimento» e «associazione», le locazioni degli immobili di proprietà di Di Pietro al partito dello stesso Di Pietro (gli appartamenti di cui parleremo dopo in via Casati a Milano e in via Principe Eugenio a Roma) non è stata una sorpresa scoprire che anche su quest’ultimo immobile qualcosa non quadra: l’ha comprato Di Pietro, attraverso il convivente della Mura, la quale ha intestate le utenze di casa che corrispondono perfettamente a quelle un tempo in uso all’ex sede della tesoreria nazionale di via Taramelli 28.

Posto che l’ex pm di Mani Pulite nega di aver mai usato un euro del partito per reinvestirlo nell’acquisto di un appartamento a suo nome, posto che la società An.to.cri è nata con un capitale sociale assai modesto (appena 50mila euro), posto ancora che nel 2005 Di Pietro ha dichiarato un imponibile di 175mila euro e nel 2006 di 189mila, l'interrogativo sulla provenienza dei capitali per l’acquisto degli appartamenti, è dovuto per una personalità pubblica del suo calibro. Specie se ci si sofferma a sbirciare nel patrimonio immobiliare di quest’uomo che anche quando indossava la toga, non sembrava contenersi nello shopping edilizio: una villa con giardino a Curno, e di lì a poco, nel 1994, una nuova villetta, attaccata alla precedente, di otto vani. L’anno appresso Di Pietro compra un'abitazione da 300 metri quadri a Busto Arsizio, che gira prontamente al partito dopo aver acceso un mutuo agevolato per l’80 per cento del totale. Tempo qualche annetto e, una volta eletto al Parlamento europeo, fa il bis con un bilocale nel centro di Bruxelles: quanto l’abbia pagato non è noto. Arriviamo così al 2002 allorché l’ex ministro delle Infrastrutture si accasa in un elegante quarto piano in via Merulana, a Roma: altri otto vani, per un totale di 180 metri quadrati, pagato intorno ai 650mila euro grazie anche a un mutuo di 400mila euro acceso con la Bnl. L’anno dopo, nella natia Montenero di Bisaccia, Di Pietro cede al figlio Cristiano un attico di 173 metri quadrati: «Sei vani e mezzo poi ampliati a otto e a 186 metri quadrati (più 16 di garage) - analizza la Voce - grazie al condono edilizio del 2003. La spesa sostenuta è all'incirca di 300mila euro».

Gli alloggi per i figli
Non passano due mesi e alla fine di marzo, l'ex pm compra a Bergamo un bel quarto piano, per i figli Anna e Toto: 190 metri quadri in un signorile palazzetto liberty in via dei Partigiani. Lo stesso giorno, con lo stesso notaio, la moglie di Tonino fa suo un appartamento di 48 metri quadrati, sempre al quarto piano, oltre a due cantine e a un garage: si parla di una cifra oscillante intorno agli 800mila euro, ma non c’è conferma nemmeno su chi abbia provveduto all’esborso e in quale misura. Il 2004 è alle porte, e il nuovo appartamento di 190 metri quadri acquistato per 620mila euro in via Felice Casati a Milano - come da rogito stipulato in aprile - Di Pietro lo intesta alla Srl Antocri. Poi per un milione e 50mila euro la medesima società immobiliare fa suoi dieci vani (190 metri quadri) in via Principe Eugenio a Roma, dove - stando al bilancio 2005 dell’Idv - trasloca la sede nazionale di rappresentanza politica del partito, fino al giorno prima ubicata in via dei Prefetti 17». Per i due locali Tonino si rivolge alla Bnl e si carica due mutui sulle spalle: 276mila euro da saldare entro il 2015 per la casa milanese, 385mila per quella romana (scadenza 2019). Le pesanti rate Di Pietro inizialmente le ricaverà (salvo poi ripensarci quando scoppia lo scandalo) dal pagamento dei canoni d’affitto versati all'Antocri da un inquilino eccellente: la sua Italia dei Valori.

 

Mattone a Bergamo
Non è finita. Alla vigilia di Natale del 2005, Susanna Mazzoleni, moglie di Di Pietro e madre dei tre figli, compra un piccolo appartamento in via del Pradello a Bergamo. Poche ore dopo acquista anche un ufficio di quattro vani nella stessa palazzina. Spesa approssimativa? Tra i 400 e 500mila euro. L'anno successivo, come detto, Tonino compra all'asta con offerte segrete la casa di via Locatelli, sempre nella città orobica. Mentre l'anno dopo ancora, per una spesa-lavori consistente (decine, se non centinaia, di migliaia di euro) inizia a ristrutturare la masseria di famiglia in quella Montenero di Bisaccia dove l’ex ministro delle Infrastrutture, a dar retta al «catasto dei terreni» possiede 33 «frazionamenti» pari a 16 ettari di proprietà, in parte ereditati, in altra parte acquistati da parenti e familiari. Secondo la Voce (ma ancora non c’è traccia nelle visure camerali) Di Pietro avrebbe acquistato anche un altro appartamento per la figlia, 60 metri in piazza Dergano a Milano.

La società bulgara
Di Pietro in aula ha spiegato d’essersi dato al mattone dopo aver venduto l'ufficio di Busto Arsizio (a 400mila euro, 100mila li ha dovuti restituire alla banca per il mutuo) e con il ricavato ha acquistato gli appartamenti affittati all’IdV: quello di via Felice Casati a Milano - acquistato dalla Iniziative Immobiliari di Gavirano, Gruppo Pirelli Re - e l’altro, in via Principe Eugenio a Roma (alienato nel 2007). Ha detto che se tornasse indietro non rifarebbe quello che ha fatto, anche se la sua passione per gli affari immobiliari ha travalicato i confini nazionali: Tonino possiede infatti il 50% della Suko, una srl bulgara con sede a Varna. A fronte di quattro milioni di euro spesi per comperare immobili fra il 2002 e il 2008, l’ex pm ha incassato dalle vendite all'incirca un milione di euro, scremati dalle rimanenze calcolate per i mutui. Niente di penalmente rilevante, come dicono gli ex colleghi di Tonino. Ma i conti non tornano.

Di Pietro e Il Giornale, a quale gioco stanno giocando?




Scritto da Ufficio di Presidenza

giovedì 07 agosto 2008

Tratto dal sito:www.casadellalegalita.org. Si riporta:

“Il Giornale è tornato a parlare di Antonio Di Pietro. Di Pietro è tornato a parlare de Il Giornale. Siamo ad un nuovo, perfetto, gioco delle parti che si inserisce perfettamente nel disegno di normalizzazione della politica, necessario a far dividere il Paese in due, facendogli credere che ci sia una contrapposizione, una differenza... una maggioranza ed un opposizione. Evitando, quindi, che i cittadini, stufi della situazione devastante in cui è stato trascinato il Paese, si organizzino in modo autonomo e libero dall'oligarchia politica e dalla commistione politica-affari che coinvolge tutti, ma proprio tutti, gli "attori" della politica italiana...
Perché diciamo questo? Semplice: Il Giornale non affronta la questione Di Pietro ed Italia dei "Valori" in modo corretto, ma funzionale alle non risposte di Di Pietro, garantendogli la facile via di fuga dell'urlare alla diffamazione ed alla calunnia. Il Giornale infatti non affronta notizie certe, inconfutabili... evita di parlare degli aspetti gravi e disdicevoli su cui Di Pietro evita efficacemente di replicare a quanti li pongono da tempo, come noi, DemocraziaLegalità, Elio Veltri e la Voce delle Voci ancora di recente.

Non è una novità. Infatti già Silvio Berlusconi soccorse Di Pietro non molti mesi fa, urlando, di punto in bianco "Di Pietro mi fa orrore", proprio mentre Di Pietro spiegava al GIP di Roma, in una dichiarazione spontanea, che lui era vittima di una persecuzione mediatica chiaramente finalizzata a colpirlo durante la campagna elettorale [clicca qui]. Ed in questo gioco delle parti, non si parla, ad esempio, delle questioni etiche e morali per cui Di Pietro è chiaramente identico agli altri, per nulla diverso o alternativo. Proviamo a ricapitolarle.

1) Antonio Di Pietro è un amico di Cesare Previti. Non a caso è proprio presso lo studio Previti che incontrò Silvio Berlusconi, prima dell'insediamento del primo governo presieduto proprio dal già ben "noto agli uffici" (soprattutto a quelli da cui Di Pietro proveniva!) Silvio Berlusconi. Di Pietro ha sempre sostenuto che per lui l'amicizia è una cosa ed il lavoro è un altro, peccato che dovrebbe, a questo punto, spiegare come faceva a restare con i colleghi del Pool di Mani Pulite che indagavano sui casi Imi-Sir e Sme, ovvero sulla corruzione in atti giudiziari commessi da Previti per conto di Silvio Berlusconi, o sui famosi rapporti e tangenti tra Berlusconi e Craxi, ed essere al contempo amico e frequentatore di Cesare Previti.

2) Antonio Di Pietro ha costituito un associazione di tre persone denominata "Italia dei Valori". Oltre a lui siedono in questa: Silvana Mura (nominata da Di Pietro alla carica di tesoriere) e Susanna Mazzoleni (moglie di Di Pietro e titolare del dominio internet www.italiadeivalori.it, ma senza alcun ruolo all'interno del Partito). A questa associazione solo Di Pietro può ammettere altri soci, con apposito atto notarile, nessuno, infatti può altrimenti entrarvi. E' a questa associazione (dei tre) che viene versato il "rimborso elettorale", alias il finanziamento pubblico ai partiti (per il 2008 una cifra pari a circa 8 miliardi di vecchie lire), e non al "partito" che partecipa alle tornate elettorali.

3) Secondo l'art. 10 dello Statuto del Partito, pubblicato sul sito dell'IdV, il presidente del partito Italia dei Valori è il presidente dell'Associazione "Italia dei Valori", ovvero Di Pietro, che per decadere dovrebbe dare le dimissioni o essere sfiduciato dalla moglie e dalla Mura. Nessun organo del partito può sostituire il Presidente. Il Bilancio del Partito è approvato dal Presidente e nessun organo interno può sindacarlo, come non è sindacabile qualunque altra decisione del Presidente. Come ha sottolineato Elio Veltri, in sintesi: se il Gran Consiglio del Fascismo fosse stato costituito come l'Associazione Italia dei Valori, Mussolini non sarebbe mai stato sfiduciato, rimosso e non sarebbe stato arrestato.

4) Antonio Di Pietro ha legittimamente costituito una società a responsabilità limitata a socio unico (lui) per la gestione di immobili. Si tratta dalla "Antocri". Con lui nel Cda sedevano inizialmente Silvana Mura (la tesoriera dell'associazione "Italia dei Valori" e del partito "Italia dei Valori") e Claudio Bellotti, che sarà e resta l'Amministratore della società, anche quando Di Pietro e la Mura, in coincidenza con l'elezione di entrambi, nel 2006, usciranno dal CdA.

5) L'Antocri acquista degli immobili. Uno di questi, acquistato dalla Pirelli Re, nello stesso palazzo del gruppo SINA di Marcellino Gavio, una delle principali società con rapporti d'affari con il Ministero delle Infrastrutture, retto proprio da Antonio Di Pietro (guarda tu le coincidenze!). L'Antocri di Antonio Di Pietro, secondo le dichiarazioni pubbliche, acquista gli immobili pagando una parte del valore con i soldi ricavati dalla vendita degli uffici di Busto Arsizio e coprendo l'altra parte con un mutuo.
I Bilanci dell'Antocri dicono che le uniche entrate della società che permettono di pagare il mutuo sono i canoni di affitto.
E chi ha in affitto quegli immobili? L'Italia dei Valori. E quali introiti ha l'Italia dei Valori? Il rimborso elettorale, alias il finanziamento pubblico. Di chi saranno gli immobili acquistati dall'Antocri srl una volta concluso il pagamento del mutuo, che come abbiamo visto viene pagato attraverso le entrate degli affitti versati dall'Italia dei Valori che percepisce i rimborsi elettorali? Saranno del socio unico dell'Antocri, ovvero di Antonio Di Pietro.

6) Antonio Di Pietro ha anche aperto una società estera, in Bulgaria, la "Suko". Di Pietro qui è socio con Tristano Testa. Tristano Tesa è entrato nel CdA e poi anche nel Comitato Esecutivo della "Brebemi spa", mentre Antonio Di Pietro era al Ministero delle Infrastrutture. Questa società opera con i finanziamenti pubblici ed europei e grande sponsor della stessa è stato il Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, unitamente al "governatore" della Lombardia, Roberto Formigoni. Si leggono nei verbali del CdA della Brebemi le prodighe azioni di Di Pietro a sostegno della Brebemi, anche davanti ai dubbi sollevati dalla Commissione dell'Unione Europea, oltre che la soddisfazione per aver ottenuto, tramite i parlamentari amici, una modifica della legge Finanziaria a vantaggio delle casse della società. Da quando abbiamo pubblicato gli stralci di tali verbali, i nuovi documenti depositati dalla Brebemi sono "omissati" (guarda tu, il caso!).

7) Antonio Di Pietro ha attivato una partecipazione molto attiva alle lottizzazioni degli Enti e delle Società partecipate ove governa a livello locale, ma anche durante il suo ministero. Abbiamo realizzato una ricostruzione grafica di tali nomine e rapporti a cui rimandiamo integralmente. Vediamo qui solo un esempio, quello dell'Abruzzo, dove dichiara - a seguito dell'arresto di Ottaviano Del Turco - che la "politica in Abruzzo del PD è marcia". L'Italia dei Valori era in quella Giunta presieduta da Del Turco, aveva visto nominati da Del Turco - e da quella "politica marcia" - diversi uomini dell'IdV nell'ente regionale (il Presidente, un Consigliere, un Revisore). Inoltre in quella regione dove la "politica del PD è marcia" il Partito di Di Pietro è in Giunta e Maggioranza in molteplici enti locali, da cui non pare si sia dimesso nessuno, nonostante gli annunci eclatanti di Antonio Di Pietro!

8) Antonio Di Pietro ha promosso ad esempio il suo legale - ed ex candidato dell'IdV - Sergio Scicchitano, nel consiglio di amministrazione dell'ANAS. Oltre a quanto già scritto in merito al soggetto, è emerso il coinvolgimento di Antonio Di Pietro, proprio per il tramite di Sergio Scicchitano, nelle attività di Vittorio Cecchi Gori e nei contatti di questi con soggetti diversi, tra cui alcuni giudici, per la bancarotta fraudolenta della Cecchi Gori Group - Fin.ma.vi. Ciò emerge chiaramente dagli estratti dell'Informativa della Guardia di Finanza alla Procura che ha disposto l'arresto di Cecchi Gori, pubblicati, in stralci, da Repubblica. Ma anche su questo non se ne parla!

9) Antonio Di Pietro ha sempre promosso scelte di persone estremamente dubbie. Anche su queste abbiamo scritto ampiamente e ricordato anche del rapporto pubblico con Franco La Rupa, ex Sindaco di Amantea (Comune sciolto per infiltrazioni mafiose), già indagato per corruzione e poi arrestato per i suoi consolidati rapporti con le cosche della ‘ndrangheta. Ma sempre in Calabria, regione dove la massoneria è potente, molti sono gli uomini legati ad ambienti "indecenti" che Di Pietro ha promosso e promuove. Poi c'è la realtà della Campania. Qui il consigliere regionale dell'IdV (anche responsabile provinciale di Napoli) è Nicola Marrazzo, il cui fratello aveva diverse società che operavano nella "partita rifiuti". A tali società è stata negata la certificazione antimafia, a seguito di indagini della DDA, in quanto le società della famiglia Marrazzo sono state indicate quali riconducibili al clan camorristico dei Casalesi. Il Tar ed il Consiglio di Stato hanno confermato la decisione della Prefettura e negato le certificazioni. Recentemente abbiamo anche ricordato dei rapporti tra uomini e donne di Di Pietro e dell'IdV con gli uomini di D'Alema e Burlando in Liguria, quali i soci della Ital Brokers portati alla ribalta dal libro "Il Partito del Cemento".

10) Anche i comportamenti di governo e parlamentari di Antonio Di Pietro e dell'Italia dei Valori sono stati abbastanza, crediamo, significativi. Quando i propri voti possono essere determinanti per fermare provvedimenti scorretti e pericolosi non si fa nulla, quando invece i propri voti non sono determinanti allora si può tranquillamente fare i "duri" e conquistare la fiducia di quanti ancora non hanno compreso che i due schieramenti (non solo PDL e PD, ma complessivamente i due schieramenti) sono in realtà complementari. Esempi? Quanti se ne vuole. Vediamone alcuni.

- Istituzione della Commissione Antimafia nella passata legislatura. Nel voto parlamentare per impedire che condannati eletti potessero entrare a far parte nella Commissione d'inchiesta, l'Italia dei Valori (tranne un solo parlamentare) ha votato con i "nemici" per permettere anche ai condannati di entrare (come poi è stato) nella Commissione Antimafia.

- Istituzione della Commissione d'Inchiesta sul G8 nella passata legislatura. Una Commissione che, alla luce del lavoro svolto dalla magistratura, accertasse anche la responsabilità politica della gestione delle "giornate" di Genova, come ad esempio: perché mentre il Prefetto dormiva nei suoi appartamenti per tutta la durata delle mobilitazioni anti-G8, l'allora Vice-Presidente del Consiglio, Gianfranco Fini, era in Questura, mentre il suo "colonnello" Bornacin era al Comando regionale dei Carabinieri? Od anche per capire quali siano state le responsabilità dei comandi assegnati ai reparti anti-sommossa durante le manifestazioni; capire quali responsabilità vi sono state nella gestione del Ministro degli Interni e delle Autorità di Pubblica Sicurezza nella dislocazione dei reparti (chi conosceva Genova nella "Zona Rossa" e chi non conosceva la città lungo le strade delle manifestazioni con conseguente disorientamento totale). Non quindi una sovrapposizione alla Magistratura, bensì l'esatto opposto: non delegare alla magistratura il compito della politica! Di Pietro e l'IdV si sono schierati contro la Commissione ed hanno votato insieme a Fini e Scajola!

- Grandi Opere e TAV. Antonio Di Pietro, in qualità di Ministro dei Lavori Pubblici, dopo aver promosso tutti gli uomini della gestione Lunardi, ha deciso di sconfessare il Consiglio di Stato! Infatti l'organo giudiziario aveva dichiarato che i progetti, gli incarichi ed i costi delle opere assegnate dal Ministro Lunardi durante il Governo Berlusconi, potevano essere rescissi, per procedere ad una rivalutazione ed assegnazione con una gara d'appalto europea, garantendo anche costi inferiori. Di Pietro invece ha scelto di confermare i progetti, gli incarichi e gli elevati costi che Lunardi aveva fatto su tutte le Grandi Opere e sulla Tav, in piena linea con il voto parlamentare espresso a favore del Ponte sullo Stretto.

- Insediamento del Senato ed elezione del Presidente - attuale legislatura. Senza che nessuno battesse ciglio, anche tra i banchi dell'Italia dei Valori, un mafioso accertato con sentenza definitiva, quale Giulio Andreotti, ha presieduto la seduta di insediamento del Senato. Ma non basta. La tanto rigorosa "opposizione" ha partecipato in buon ordine alla votazione di Renato Schifani alla presidenza del Senato, seconda carica dello Stato, nonostante fosse risaputo il suo passato di amicizia e affari con uomini d'onore di Cosa Nostra. Infatti, non solo il PD, ma anche l'Italia dei Valori, ha partecipato in silenzio alla votazione, votando scheda bianca, senza minimamente disturbare!

11) Non stiamo a ripetere quanto già scritto in merito ai rapporti con Cirino Pomicino e Patriciello, quelli con la Pizzarotti, l'uomo dei Bingo in Sicilia,... è tutto nel dossier che abbiamo pubblicato già dal marzo 2007 e via via aggiornato.

Ora, fatto questo sintetico - anche se necessariamente lungo - riassunto, ribadiamo:
perché di questi fatti non si parla?
perché di tutto questo il Giornale non parla?
perché su tutto questo Di Pietro non da risposte?

Semplice: il gioco delle parti prevede di consolidare due blocchi apparentemente contrapposti, da una parte Berlusconi e dall'altra Di Pietro. Si sollevano questioni penali che non c'entrano nulla, in quanto la questione centrale è quella etica, ovvero quella per cui Di Pietro si presenta come "simbolo", quando invece non lo è affatto!

Qualcuno potrà dire: ma perché nessuno parla di tutto questo? Semplice: perché Di Pietro fa le stesse cose che fanno gli altri, nulla di più, nulla di meno. Lo fa, come gli altri, perché in Italia non esiste alcuna legge sulla responsabilità giuridica dei partiti, tanto che i Bilanci di questi possono tranquillamente essere falsi - anche se il falso in bilancio fosse ancora un reato penalmente perseguibile nessuno potrebbe contestare nulla -. Il capo di un partito in Italia può comprare con i rimborsi elettorali appartamenti o yacht per se, i figli, la moglie o l'amante ed è tutto legittimo, non essendoci alcuna legge che stabilisce il contrario... questa, per fare un esempio molto concreto, è la questione in Italia. Se sollevassero tutto questo, quindi, su Di Pietro, si solleverebbe per tutti... ed il gioco delle parti non vuole rovinare il "gioco", vuole perpetuarlo! La disinformazione è anche questo: far credere, ciascuno ai propri, che lo scontro si fa duro, quando invece, è il banco che vince sempre, perché al banco sono seduti tutti... a perdere sono solo i cittadini, ma finché i cittadini non si svegliano - o per meglio dire: non vogliono svegliarsi - nulla potrà cambiare! “

E’ Tornata la Calunnia

DAL BLOG DI ANTONIO DI PIETRO del 4.8.2008, si riporta:

"C'è qualcosa di nuovo oggi nell'aria, anzi d'antico", ricordavo solo pochi giorni addietro, avvertendo per tempo sui rischi di delegittimazione che corrono i magistrati di Pescara.

Non è che nei miei riguardi si sia fatto o si stia facendo di meno. Forse qualcuno l'avrà già notato: stanno montando una nuova campagna di veleni nei miei confronti e dell'Italia dei Valori di cui il primo fautore è "Il Giornale" (il quotidiano di famiglia, per intenderci) che oggi le spara davvero grosse, tanto che sarà nuovamente portato in Tribunale. La scorsa settimana, una innocente festa di compleanno, a cui ho partecipato insieme a tanti altri, è stata trasformata in una fantasiosa storia di amanti. Oggi l'affondo, inventando un'inesistente connessione tra Italia dei Valori e le mie proprietà. Anzi, non solo le mie, ma anche quelle che mia moglie si è guadagnata con il suo lavoro.

E' un’attività, a più mani per la verità, di "sporca disinformazione" per la quale già negli anni passati molti dei protagonisti, anche attuali, sono già stati condannati da vari Tribunali per diffamazione e/o calunnia. Così è avvenuto nel 1994 con il "dossier Gorrini" contestualmente alle mie dimissioni da PM, così è avvenuto nel 1996 con il "dossier D'Adamo" e, soprattutto, con il dossier "Fonte Achille" che hanno portato alle mie dimissioni da Ministro.

Da queste attività di dossieraggio mi sono sempre difeso nelle sedi giudiziarie proprie e molti protagonisti di ieri e di oggi hanno già dovuto pagare fior di denaro per risarcimento danni. A quelli de "Il Giornale" che chiedono dove ho preso i soldi per comprare alcuni immobili, rispondo che sono stati acquistati, oltre che con i soldi miei e di mia moglie o con i mutui, anche con i soldi che "Il Giornale" ha già dovuto sborsare negli anni per le innumerevoli diffamazioni perpetrate ai miei danni.

Prossimamente metterò in rete copia degli assegni che mi hanno versato, ultimi dei quali proprio nei giorni scorsi da parte di due noti giornalisti di quella testata che mi avevano ingiustamente accusato. Anche il prossimo appartamento lo comprerò con il denaro che dovranno pagare per l'ennesima diffamazione di questi giorni. Certamente, non prendo soldi dalle casse di Italia dei Valori, come può constatarsi visionando i bilanci pubblicati in rete (www.italiadeivalori.it alla voce Bilanci e Finanze) peraltro in attivo, a riprova che nessuno ha portato via niente.

La questione è però un'altra ed è tutta politica: perché avviene ciò? Soprattutto perché avviene di nuovo? Negli anni '90 si voleva esorcizzare il rapporto di fiducia ed il seguito personale che rappresentavo in conseguenza della mia attività di magistrato nell'inchiesta Mani Pulite. Ora, 15 anni dopo, essendo io nel frattempo riuscito a far decollare il partito Italia dei Valori, si cerca di drenarne i consensi giacchè il nostro successo politico ed elettorale fa paura.

Sul piano personale non mi abbatto e difenderò di nuovo, nelle dovute sedi, le mie ragioni. Sul piano politico è necessaria una riflessione ed azione profonda sul da farsi. In particolare con quali alleati, visto che siamo invisi a quasi tutto il sistema politico nazionale.

Prepariamoci per la raccolta firme del referendum contro il "Lodo Alfano": è la miglior risposta a chi vuole fermarci!

COMMENTO DI FERNANDO: Era giusto che si sentissero due campane e Noi abbiamo pubblicato tre articoli. Io non appartengo all’IdV , ma sembra che Di Pietro, in atto, stia facendo una buona politica, peraltro, da me condivisa - limitatamente all'opposizione al Governo - Noi di Di Pietro non condividiamo molte operazioni, specie quando era nel Governo Prodi. Ciò posto se ha fatto qualcosa di illegale come sostengono “ il Giornale” e "Casa della legalità" è giusto che venga processato e condannato, se accertato che sia colpevole. Altrimenti si dovrà fare processare evitando possibilmente di sfuggire con l’immunità parlamentare. Ma non rientra nello stile del personaggio. In passato Di Pietro come Berlusconi sono stati oggetto di attenzione da parte della Magistratura Con la differenza che Di Pietro quando era Ministro del primo Governo Prodi ed è stato accusato si è dimesso (nonostante le insistenze di Prodi a non farlo) e si è difeso come un normale cittadino ed è risultato innocente. Berlusconi, invece, proprietario del Giornale, ha pensato bene di ricorrere al lodo Alfano per non sottoporsi al processo. Ecco la differenza! In ogni caso se la cosa dovesse essere portata all’attenzione della Magistratura – come pare che così sia – sapremo finalmente se trattasi di fango o meno.

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