03 maggio 2024
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Intercettazioni e censure varie.-

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Stato di Diritto, addio (14-2-2009)

DAL BLOG DI ANTONIO DI PIETRO, SI RIPORTA:

IntercettazioniLa goccia dello Stato di diritto sta per far traboccare il vaso. Ieri è cominciata, in commissione Giustizia alla Camera, la discussione sul nuovo disegno di legge del governo in materia di intercettazioni telefoniche. Dovete sapere che è un attacco allo Stato di diritto, e mi meraviglio che nemmeno i giornali "indipendenti" ne parlino.

Lascio detto oggi, quello che accadrà dello Stato di diritto quando sarà approvato questo provvedimento.

Sarà approvato cosi com'è, perché ieri ho avuto modo di riscontrare in commissione, dove ho cercato di battermi per far capire l'assurdità di certe decisioni, la certezza che non c'è peggior sordo di chi non ti vuole sentire: la maggioranza parlamentare non ti ascoltava nemmeno, non gliene fregava niente a nessuno.

1) I criminali si scelgono il giudice

 

 

Sapete cosa prevede questo disegno di legge? Il dovere di astensione e il conseguente obbligo di sostituzione del magistrato che riceve l'iscrizione nel registro di reato a seguito della denuncia da parte di una delle persone che sta indagando. Mi spiego: ogni persona che non vuole essere messa sotto indagine da un certo magistrato, può scegliersi il suo giudice, il suo Pubblico ministero. Che cosa fa l'imputato? Quando vede che c'è un Pubblico ministero che sa dove trovare le carte e le prove nei suoi confronti, basta che lo denunci. Infatti, se il magistrato risulta iscritto al registro di reato è costretto a bloccare le indagini che sta portando avanti. Ogni imputato può scegliersi il suo giudice. D'ora in poi, la criminalità organizzata, i terroristi, i mafiosi se vedono un magistrato come De Magistris, Forleo, insomma un magistrato che fa il proprio dovere, lo denunciano. In quel momento, senza guardare in alcun modo la bontà della denuncia, il magistrato si deve dimettere e non può più portare avanti l'indagine. Mi pare che questo sia di una gravità inaudita.

2) La beffa dell'intercettazione

Per poter intercettare una persona ci vogliono "gravi indizi di colpevolezza". Significa: non puoi più intercettare se hai degli indizi di un reato che si è commesso, non puoi più intercettare se hai degli elementi da chiarire, ma puoi intercettare solo se sai che la persona è colpevole. Ma se sai che la persona è colpevole, perché la devi intercettare? La verità è che se non la intercetti non sai che è colpevole, quindi, non la puoi intercettare e non puoi scoprire il reato. Ancora una volta, sposti il magistrato e intercetti quando è inutile.

3) L'inganno dell'eccezione "criminalità organizzata"

Dicono che si può intercettare anche se non ci sono indizi di colpevolezza nei casi di criminalità organizzata. E' un'altra truffa, perché la criminalità organizzata è composta da un gruppo di persone che commettono un numero indefinito di reati in un periodo di tempo che può essere anche lungo. Infatti sappiamo che solo alla fine delle indagini, una volta scoperta l'esistenza dell'associazione a delinquere, dell'associazione terroristica, si può scoprire che invece di una, sono coinvolte più persone, invece di uno, sono stati commessi più reati, e si scopre che questi sono legati da un unico filo criminoso. Insomma, non lo puoi scoprire prima, ma alla fine. Ma se puoi indagare solo quando hai la prova dell'esistenza dell'associazione criminale, non riuscirai mai a scoprirlo, perché lo potrai sapere solo alla fine. E' chiaro: questo disegno di legge è scientifico, luciferino e mefistofelico.

4) Eliminazione delle intercettazioni ambientali

Per poter intercettare in via ambientale, c'è bisogno della contestualità del reato. Mi spiego: che cosa sono le intercettazioni? Sono la captazione di voci, di immagini che possono avvenire sia attraverso il telefono, sia attraverso una microspia che viene messa nel luogo in cui le persone parlano. Possono parlare a casa, al bar, ai giardinetti, ai parlatori delle carceri e in altri posti. L'intercettazione ambientale è la più importante perché al telefono non parla più nessuno, perché si sa che si può essere intercettati. Con questo sistema, con questo disegno di legge si può effettuare l'intercettazione ambientale solo nel momento del fatto, cioè questa è valida solo nel momento in cui viene commesso il reato. Quindi se vuoi intercettare una persona per sapere se farà una rapina, non la puoi intercettare il giorno prima. Insomma, lo puoi fare solo nel momento in cui fa la rapina, dove si fa tutto meno che parlare. Né puoi intercettare il giorno dopo la rapina, dove dicono "cento a me, cento a te, cinquanta alla figlia del Re". Insomma, non puoi intercettare la persone che hanno commesso il reato perché non stanno facendo più la rapina, ma si stanno spartendo il bottino.. Capite che è un'altra presa in giro!

5) La gabbia della burocrazia

Per poter fare un'intercettazione telefonica non bastano più il Pubblico ministero e il giudice, ma bisogna andare al Tribunale presso il distretto della Corte d'Appello. Immaginate quanti atti bisogna spostare. Se si trattasse di un fascicolo composto da dieci carte lo potrei capire, ma immaginate un fascicolo, come quello che avevo fatto io per Mani Pulite, un milione e mezzo di carte, o quello di De Magistris, di duemila pagine. E dove ogni volta che bisogna fare richiesta per un'intercettazione, bisogna portare questi fascicoli dalla procura, dove si sta indagando, fino al tribunale distrettuale con un camioncino, per poi aspettare che un collegio di tre giudici l'approvi.
Inoltre, un giudice basta per condannare all'ergastolo, mentre per intercettare e per acquisire i tabulati delle telefonate, ci vorranno tre giudici. Immaginate che farraginosità. Soprattutto, ogni volta che uno di questi giudici ha deciso sulle intercettazioni, non potrà più decidere sugli altri provvedimenti da prendere, e quanti giudici ci vorranno in tutti i tribunali? Ogni giudice dovrà astenersi dal procedere ogni volta che ha già proceduto una volta nei confronti di qualcuno. Resta il fatto che se c'è un'indagine di una trentina di persone nel giro di un mese, nessun giudice potrà poi giudicarli e bisognerà aspettare che arrivi un nuovo concorso tra qualche anno, o fra qualche prescrizione.

6) Bavaglio ai giornalisti e Stato di polizia

Questa è la gravità con cui si sta procedendo per impedire che si scoprano i reati. Allontanamento dei magistrati che indagano, impossibilità di indagare, ed infine l'ultima perla: l'impossibilità per voi di venire a sapere come stanno i fatti. Questa norma, infatti, non dice solo che non si può intercettare e che il magistrato può essere mandato via dal suo imputato se non gli piace, ma dice anche che i giornalisti e l'informazione non devono dire più niente. Tutto verrà fatto al buio, in uno Stato di polizia, nessuno deve sapere niente: che cosa è successo alla Clinica Santa Rita, perché a Napoli sono successe tutte quelle cose con Romeo, perché in Abruzzo è successo lo scandalo Del Turco. Nessuno deve sapere niente fino a quando non si concludono le indagini, e soltanto con riferimento alle persone direttamente interessate. Ma una cosa è il segreto istruttorio, altra cosa è il diritto dell'opinione pubblica di sapere che un sindaco, un presidente della Provincia, un presidente della Regione, un grande imprenditore italiano, a cui hai affidato i tuoi soldi, è scappato con il malloppo. Una cosa è il segreto istruttorio per non rovinare le indagini mentre si fanno, altra cosa è il venire a conoscenza delle ragioni per cui una persona viene arrestata. Perché un domani può arrivare uno Stato di polizia, uno che ti arresta e non puoi sapere il perché, non devi sapere nulla, e se chiedi qualcosa o se informi di qualcosa qualcuno, vai in galera pure tu, come si usava ai tempi del fascismo.

Conclusioni: Stato di diritto addio ed economia a rotoli

Capite che tutto questo sta prefigurando da una parte uno Stato di polizia, dall'altra uno Stato dell'impunità. Di questo si sta occupando il governo Berlusconi, invece di venire incontro alle istanze dei cittadini con disegni di legge e provvedimenti che riguardano l'economia, il lavoro, la disoccupazione, gli ammortizzatori sociali, i giovani senza futuro. Perché si occupa di questo? Per spostare l'attenzione verso quello che non sa risolvere, cioè l'economia a rotoli del nostro Paese. Riflettete amici, riflettete.

DA NLG SI RIPORTA

È stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 13 giugno 2008 il disegno di legge predisposto dal Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, in materia di intercettazioni telefoniche. Il provvedimento intende arginare la diffusione incontrollata dei contenuti delle intercettazioni e ridimensionare gli oneri derivanti dalle operazioni di intercettazione. Il provvedimento tiene in considerazione il diritto alla riservatezza, tutelato dall'articolo 15 della Costituzione, nonché i principi affermati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, secondo cui la legge dello Stato deve garantire un'adeguata protezione della privacy, attraverso la definizione delle categorie di persone assoggettabili a intercettazioni e la natura dei reati; l'individuazione di un termine massimo per la durata delle intercettazioni (che nella fattispecie è pari a tre mesi), e la tutela degli interlocutori che siano stati casualmente intercettati. Si riconosce altresì la responsabilità amministrativa della testata giornalistica intesa come soggetto giuridico. Le nuove limitazioni non si applicano ai reati per mafia, terrorismo e altri reati di gravissimo allarme sociale. È prevista, infine reclusione fino a cinque anni per chi utilizza le intercettazioni o altre notizie coperte da segreto; l'aumento della pena per il giornalista che pubblica, anche per riassunto, le intercettazioni di cui è vietata la pubblicazione (arresto da uno a tre anni e sanzione da 500 a 1.032 euro).

Intercettazioni, intesa nella maggioranza:saranno più brevi, i reati non cambiano

L'ascolto potrà durare 45 giorni +15, ma solo per "gravi indizi di colpevolezza". Alfano: no al carcere per i giornalisti

DAL MESSAGGERO.IT SI RIPORTA:

ROMA (27 gennaio) - Si potranno intercettare tutti i reati con pene superiori ai cinque anni, come prevede la legge attuale, ma la durata dell'ascolto non potrà superare i 45 giorni, prorogabili per altri 15, a parte i casi di mafia e terrorismo. Per i magistrati responsabili di aver violato il segreto istruttorio, inoltre, scatterà la responsabilità disciplinare e potranno essere trasferiti: la maggioranza, dopo giorni di confronti e riunioni fiume, partorisce un accordo sulle intercettazioni, così come annunciato dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, la settimana scorsa. E si prepara a ritirare molti degli emendamenti presentati in commissione al disegno di legge del governo.

Per l'autorizzazione serviranno "gravi indizi di colpevolezza. Il vertice convocato a Palazzo Grazioli tra i "tecnici" della giustizia del centrodestra alla fine si dimostra risolutivo: non ci sarà nessuna "lista della spesa" per quanto riguarda i reati che si potranno intercettare, ma si introdurrà un principio che potrebbe cambiare volto all'intero sistema. I magistrati, per chiedere di poter fare delle intercettazioni, non dovranno più avere tra le mani solo «gravi indizi di reato», come prevedeva il testo Alfano, ma dovranno basarsi su «gravi indizi di colpevolezza». Su questo punto, spiega il responsabile Giustizia della Lega Matteo Brigandì, uno dei protagonisti della trattativa, l'accordo «è stato praticamente unanime. Se la legge attuale sulle intercettazioni fosse stata rispettata e applicata alla lettera non ci sarebbe stato alcun bisogno di modificare la normativa. E invece, siccome non siamo in una situazione fisiologica, ma patologica, la riforma si è dovuta fare. Perché vogliamo fare del tutto per evitare che continuino gli abusi».

Budget di spesa per le Procure. Nel corso della riunione alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il deputato del Pdl e legale del premier Niccolò Ghedini, il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno, il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il capogruppo del Pdl in commissione Enrico Costa, si è deciso anche di accogliere il principio contenuto nell'emendamento presentato da Francesco Paolo Sisto (Pdl) secondo il quale non si potrà in alcun modo pubblicare il nome del magistrato titolare dell'indagine. Poi si è stabilito di fissare un tetto al budget di spesa visto che, anche oggi, il Guardasigilli, nella sua relazione sulla Giustizia alla Camera, ha ricordato che i costi delle intercettazioni sono ormai fuori controllo. E su questo fronte è stato accolto un emendamento dell'Udc che prevede la possibilità per ogni Procura di avere un suo budget: finito quello, finita ogni possibilità di ascoltare gli accusati. Se poi verrà aperto un procedimento a carico di ignoti per una fuga di notizie, questo, come competenza, passerà al distretto di Corte d'Appello più vicino.

Alfano: eliminerò l'emendamento sul carcere per i giornalisti. «Domani stesso - ha annunciato Alfano in serata - presenterò un emendamento per togliere dal ddl la previsione del carcere per i giornalisti. Anche se si affermerà comunque il principio di responsabilità del giornale, cioè dell'editore».

La Russa: così eviteremo abusi. Particolarmente soddisfatto La Russa, che ha parlato di «una decisione comune che va nella direzione che abbiamo sempre sostenuto, e cioè di non impedire che le intercettazioni possano essere utilizzate come strumento di indagine, ma di evitare al tempo stesso abusi sia nella loro pubblicazione che nella loro durata».

Relatore ddl: per giornalisti pene più severe. Il presidente della
commissione Giustizia della Camera, e relatore del provvedimento, Giulia Bongiorno aveva presentato 10 emendamenti al testo del governo con i quali non solo non si cancellava la condanna detentiva, ma si prevedeva che aumentasse se ad essere pubblicati siano atti di cui è stata disposta la distruzione. La maggioranza aveva invece parlato in passato di togliere la pena del carcere per i giornalisti. Proposto anche che la pubblicazione arbitraria di atti del procedimento penale sia punibile con l'arresto fino a sei mesi «o con l'ammenda fino a 10.000 euro». L'ammenda aumenta, ma sarà in alternativa al carcere, non in aggiunta. Nel ddl Alfano si prevede il carcere fino a sei mesi e con l'ammenda da 250 a 750euro.

In caso di terrorismo e criminalità organizzata si chiede una deroga al principio secondo il quale non si possono fare intercettazioni ambientali a meno che non si sappia che in quel determinato luogo si stia svolgendo un'attività criminosa.

Se si vogliono prorogare le intercettazioni per altri 60 giorni, la richiesta dovrà essere autorizzata prima dal capo dell'ufficio.

Proposto anche l'ampliamento della platea dei reati intercettabili aggiungendo anche la ricettazione, l'estorsione, la rapina, gli atti sessuali con una minorenne, la violenza sessuale, il sequestro di persona.

Fnsi: no cancellazione della cronaca giudiziaria. «Immaginare di punire, di volta in volta, con pesanti sanzioni, i giornalisti o gli editori - spiega la
Federazione nazionale della stampa italiana - equivale ad una invocazione del delitto di omissione che non trova alcuna giustificazione nei Paesi in cui la stampa libera contraddistingue i caratteri dei sistemi democratici». Le notizie di rilevanza penale, ribadisce la Fnsi, e «comunque di pubblico interesse, se conosciute da un giornalista, debbono essere pubblicate: lo impone la legge e l'etica professionale, lo richiede il buon senso». Il confronto sul ddl «non può diventare motivo di cancellazione della cronaca giudiziaria, né dell'introduzione di improprie limitazione al diritto dei cittadini all'informazione su come procedono le inchieste e sui loro contenuti».

«Non serve introdurre bavagli ingiustificati per eventuali orrori di stampa, semmai occorre correggere gli strumenti attuativi». 

Le intercettazioni «legittime, sono disposte dalla magistratura e quando finiscono in atti giudiziari diventano atti pubblici. Il segreto deve essere limitato nel tempo. Ma il pubblico interesse all'informazione (come dimostrano molti casi di giustizia lenta, insufficiente e talvolta ingiusta) non può essere negato sui fatti e le circostanze di rilevanza civile». Un principio, conclude il sindacato dei giornalisti, «di valore assoluto e innegabile, come ha sentenziato la Corte di giustizia europea».

Troppi limiti pregiudicano le indagini Palazzo Marescialli contro la bozza:

DA  LA WWW.LASTAMPA.IT, SI RIPORTA:

ROMA
Il Consiglio superiore della magistratura boccia senza appello il disegno di legge del governo che imprime una stretta alle intercettazioni e il Popolo della Libertà parte all'attacco dell'organo di autogoverno delle toghe bollandolo come «politicizzato». Tuttavia, il parere negativo che Palazzo dei Marescialli esaminerà e probabilmente voterà domani, non ferma l'esame del provvedimento che la commissione Giustizia alla Camera concluderà domani.

Il giudizio contenuto nel parere del Csm non dà speranze al testo del governo: compromette le indagini e, in particolare, le rende impossibili «per numerosi reati, anche gravi», pregiudicando la possibilità di «individuare i responsabili». Tra i «reati gravissimi», i consiglieri che hanno firmato il no al ddl inseriscono anche «omicidi, violenze sessuali, rapine, truffe, estorsioni, corruzioni, pedopornografia, sequestro di persona a scopo di pedofilia». Palazzo dei Marescialli contesta il limite di 60 giorni che il ddl del governo fissa come durata massima delle operazioni di intercettazione e sottolinea come il provvedimento «stravolge» quello che è innanzitutto uno strumento di ricerca della prova.

«Ancora una volta il Csm irrompe nel dibattito politico rilanciando la posizione della componente più politicizzata dell'Anm», commenta il presidente dei deputati del PdL, Fabrizio Cicchitto. E con lui va all'attacco anche Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, secondo cui il parere della sesta commissione del Csm «è chiaramente più politico che tecnico: si conferma quello che stiamo dicendo da tempo: l'eccessivo protagonismo di una parte del mondo togato politicizzato che ancora una volta non esita ad intervenire in maniera violenta su questioni di principio più che nel loro merito». Per Italo Bocchino «invece di impegnarsi a governare la magistratura italiana, sempre più dilaniata al suo interno ed in preda ad eccessi documentati e gravi, il Csm va alla ricerca di un nuovo ruolo da terza Camera del potere legislativo, l'unica peraltro a maggioranza di sinistra».

«Ma quale terza Camera», è la replica del presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario. «Non ci si rende conto che il Csm non ha fatto altro che ragionare, cosa che i legislatori di centrodestra non avevano evidentemente fatto, sul provvedimento per le intercettazioni voluto dal Governo accorgendosi subito che c'era qualcosa che non andava». E con l'organo di autogoverno della magistratura si schiera anche il Pd: la capogruppo dei democratici in Commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, ribadisce la contrarietà a un testo che «giudichiamo un attacco al sistema investigativo» e chiede al governo «invece di chiudersi a riccio» di «prestare maggiore attenzione alle critiche che stanno fioccando in questi giorni, non solo dal Csm ma anche da esponenti della polizia giudiziaria, della magistratura, dell'avvocatura fino allo stesso procuratore antimafia».

Le critiche piovute sul ddl del governo non fermano la maggioranza che prosegue spedita verso l'approvazione del testo in Commissione in vista dell'approdo in Aula, lunedì prossimo 23 febbraio. Per il Presidente Giulia Bongiorno quello che si sta esaminando è un buon testo ma non è escluso possa essere modificato e migliorato una volta all'Assemblea della Camera.

NOSTRO COMMENTO: Abbiamo voluto inserire stralcio di articoli di varie testate giornalistiche per dare la possibilità al lettore di valutare se gli emendamenti (chiamiamoli così!) posti in essere dal Governo  al Codice di procedura penale ed al Codice penale, nonché alla normativa relativa alla tutela dei dati personali siano apparsi esagerati oppure se gli stessi non siano, invece, volti ad una maggiore tutela  della privacy e della persona. Noi, indipendentemente dai motivi che hanno indotto il Governo ad emanare questi provvedimenti : motivi, che,  non ci riguardano (essendo totalmente liberi da condizionamenti politici) - come non ci riguardano neanche le critiche esagerate formulate da Di Pietro e dalla sinistra in generale - certo, fino ad oggi, con il diritto di cronaca si è tirato un po' troppo l'elastico (caso Corona docet. Scialacquato, direi! )  e, come sempre, quando l'elastico si tira oltre il limite poi si spezza. Conseguentemente, ben ha fatto il Governo ad intervenire. L'intervento poteva essere fatto non calcando molto la mano sulla durata delle intercettazioni, che, tutto sommato, hanno consentito alla magistratura di mettere le mani sui delinquenti come, del resto,  ha fatto rilevato anche lo stesso CSM. Ma che andava fatto, andava fatto. Certamente, sarebbe stato più conducente, sul punto, un accordo bipartisan. Ma le teste son quelle che sono  ed allora non se ne parla. Comunque tutto sommato, ha fatto bene il Governo ad intervenire sulla materia. Ai posteri l'ardua sentenza! E' appena il caso di rappresentare che più volte da queste pagine - nonostante le critiche di Di Pietrismo che ci vengono rivolte - abbiamo condiviso provvedimenti del Governo (Vedi riforma Gelmini - separazione carriere:con alcuni paletti...) ed altro. Come abbiamo condiviso e condividiamo anche molte critiche che Di Pietro formula nei confronti  del Governo. La Nostra filosofia e quella di questo sito sono improntati solamente alla ricerca del bene comune, del giusto provvedimento, delle persone equilibrate, non di quelle che vogliano imporre ad ogni costo il loro punto di vista. Queste persone non ci riguardano. Come non ci riguardano le beghe tra partiti, le lotte tra Di Pietro ed il Cavaliere. Non fanno parte del Nostro modo di pensare e del Nostro stile di vita.

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Complimenti per l'ottimo articolo ricco di riferimenti normativi e di sentenze e
La applicabilità del
E' consentito estrarre copia o stampare i documenti pubblicati su Filodiritto ci
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