27 aprile 2024
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Mafia riapertura inchieste anni 1992-'93-'94

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lirio Abbate spiega perchè Berlusconi è preoccupato della riapertura delle inchieste '92 '93 '94

Fonte: http://www.antoniodipietro.com

Cosa sta accadendo sulla vicenda delle stragi degli anni '90?

Perche' il Presidente del Consiglio e' così preoccupato per la riapertura dei fascicoli delle procure di Palermo, Milano e Firenze?

 

Forse conosce già gli esiti a cui porterebbero nuove indagini e, forse, sa quello che Spatuzza e Ciancimino hanno da dire.

E’ consapevole che le loro dichiarazioni sarebbero la combinazione di una cassaforte al cui interno si troverebbe il volto di quei mandanti di cui si è sempre parlato.

Io ritengo che la riapertura dei fascicoli delle stragi degli anni ‘90 stiano seguendo il copione tipico delle vicende di mafia con implicazioni politiche.

La storia d’Italia questo copione lo conosce e, i signori Spatuzza e Ciancimino sono metaforicamente nei panni dei nuovi Buscetta che, ai tempi, con le loro rivelazioni, aprirono nuovi scenari.

Ma qui mancano ancora i mandanti che sono sul punto di essere smascherati.

Mandanti ignoti ma che fanno così paura al Presidente del Consiglio da spingerlo a dire: “Con queste nuove indagini si buttano i soldi dei contribuenti”. Così paura da far intervenire il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a far da paciere con l’Anm e da far sostenere al Presidente del Senato, Renato Schifani: “Mi piace di più quando la magistratura si occupa del contrasto diretto e senza quartiere alla mafia”, senza cercare i mandanti politici, aggiungo io.

Coloro che hanno dato una chiara interpretazione dei fatti sono il giornalista Lirio Abbate, ieri a ‘Linea Notte’ di RaiTre, in un’intervista che riporto in questo articolo, e Umberto Bossi quando afferma: "C'è la mafia dietro gli attacchi al governo". E’ vero, signor Bossi, c’è la mafia in gattabuia che si è rivoltata contro i suoi mandanti a piede libero.

Se la giustizia fosse riformata, così come la propone la nostra alternativa di governo, probabilmente questi mandanti avrebbero già un volto e l’Italia sarebbe un Paese diverso.

L’Italia dei Valori sta già guardando al dopo Berlusconi, ad un’alternativa credibile di governo che possa dar vita ad una terza Repubblica, che possa far piazza pulita delle solite facce che ammorbano la politica da mezzo secolo ed oltre.

Riporto di seguito gli obiettivi dell’Italia dei Valori in tema di Giustizia, venti proposte serie ed efficaci che questo governo equiparerebbe a scorie radioattive da cui tenersi ben lontani per sopravvivere:

• Semplificare il processo civile prevedendo ampie possibilità conciliatorie e ampliamento dei poteri d’ufficio del Giudice, con l’obiettivo di completare ogni singolo grado di giudizio nell’arco di un anno. Prevedere la figura del giudice monocratico per i processi civili di appello

• Eliminare nel settore civile ed in quello penale le norme che introducono inutili formalismi che rendono sempre più lontana nel tempo la decisione. Prevedere filtri per i ricorsi in Cassazione

• Individuare pene certe e processi penali più rapidi con possibilità di applicazione della pena dopo il secondo grado di giudizio

• Stabilire la sospensione della prescrizione dei reati dopo il rinvio a giudizio

Procure le paure di Berlusconi di Pietro Orsatti

Fonte: aieiesbrazorf

Si sapeva da tempo che con la riapertura dei tribunali dopo le ferie estive si sarebbe aperta la campagna d’autunno delle procure sui temi roventi dei rapporti fra politica, pezzi dello Stato, affari e mafia. E sulle stragi del 92/93. E non si tratta solo delle dichiarazioni, delle parziali verità e dei documenti consegnati o no di Massimo Ciancimino, il figlio di Vito sindaco del sacco di Palermo. A fare da spalla, o viceversa, a Massimino è un pentito di rango, il boss di Cosa nostra Gaspare Spatuzza, le cui dichiarazioni alla procura di Caltanissetta sono state tutte verificate con successo in relazione alla strage di via D’Amelio, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e di cui si autoaccusa come complice.

Gaspare Spatuzza ha raccontato ai magistrati gli intrecci che i suoi ex capimafia, Giuseppe e Filippo Graviano, mantenevano nel periodo fra il 92 e il 95 con i politici e imprenditori del Nord. I Graviano, entrambe latitanti proprio in Nord Italia, si erano trasferiti qui in concomitanza con un altro personaggio di spicco della mafia nel capoluogo lombardo, Mangano più conosciuto come lo stalliere della villa di Berlusconi di Arcore. Di Mangano, e del suo ruolo nel traffico di stupefacenti a Milano, parlò nella sua ultima intervista prima di essere ucciso Paolo Borsellino. Come del resto parlò, ma senza fare accuse specifiche, anche del capo di Publitalia. I due latitanti, comunque, vennero arrestati e le indagini misero in evidenza i contatti che avrebbero avuto a Milano anche con Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl, amico del premier Silvio Berlusconi, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e per il quale è in corso il processo d’appello a Palermo. Questo è stato uno dei fatti nuovi che avrebbero fatto scattare il campanello di allarme non solo a Caltanisetta e Palermo, ma anche a Firenze, Milano e Roma. Infatti Spatuzza è stato interrogato nei mesi scorsi dal pm di Firenze Nicolosi e dal procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, nell’ambito della nuova inchiesta sulle stragi del 1993, che riguarda molti punti rimasti ancora oscuri nonostante le sentenze di condanna definitiva di mandanti ed esecutori. A Milano è stato aperto uno stralcio, titolare la Boccassini, sulla strage di via Palestro che causò cinque morti il 27 luglio 93. Spatuzza non è certo uno stinco di santo, tutt’altro. Sta scontando l’ergastolo ed è considerato uno dei killer del delitto Puglisi. Ma le sue dichiarazioni, come abbiamo già detto, avrebbero trovato numerosi riscontri nelle verifiche effettuate dalla procura di Caltanissetta sulla vicenda Borsellino.

Inoltre ci sono, appunto, i documenti sequestrati a Ciancimino e le sue dichiarazioni della trattativa fra pezzi dello Stato e Cosa nostra in coincidenza con le stragi del 92. Cè infatti agli atti una lettera personale dei Corleonesi a Berlusconi rinvenuta in una perquisizione in casa di Massimino in cui secondo gli inquirenti i capi della mafia siciliana chiedevano nel 1994 «all’onorevole Berlusconi» di mettere a disposizione di Cosa nostra una sua rete televisiva, minacciando di morte il figlio se non avesse accolto la richiesta. E poi l’attesa della testimonianza dello stesso Ciancimino al processo di appello a Dell’Utri nelle prossime settimane e le dichiarazioni fatte ai giudici negli scorsi mesi sul presunto interesse dei vertici di Cosa nostra, e in particolare di Bernardo Provenzano, nei confronti della nascente Forza Italia, forza politica in fase di costruzione sotto la guida organizzativa proprio del capo di Publitalia Dell’Utri.

È la sinergia delle testimonianze del dichiarante Ciancimino e del collaboratore Spatuzza che il premier Silvio Berlusconi teme. Perché potrebbero mettere in discussione due inchieste archiviate anni fa e che, oggi, con la tempesta delle indagini in corso a Bari, probabilmente non riuscirebbe a sostenere senza subire conseguenze politiche gravissime. Le archiviazioni in questione sono due. La prima a Palermo, nel 1996, dove procura chiese ed ottenne l’archiviazione per riciclaggio nei confronti di Berlusconi e Dell’Utri, indagati con l’aggravante di avere avvantaggiato gli affari di Cosa nostra. La seconda a Caltanissetta, dove il procuratore Gianni Tinebra chiedeva ed otteneva l’archiviazione, sempre per Berlusconi e Dell’Utri, dall’accusa di strage, nell’ambito dell’uccisione di Falcone e Borsellino. I due magistrati erano, al momento della loro uccisione, a un passo decisivo della loro carriera e della lotta a Cosa nostra. Il primo era in pratica a un passo a diventare il primo Procuratore nazionale antimafia, il secondo a prendere la guida della procura di Palermo. E il oro obiettivo, dichiarato, era quello di affrontare il vecchio e nuovo Terzo livello e gli irrisolti casi degli omicidi eccellenti, Mattarella, Dalla Chiesa, La Torre e Salvo Lima.

http://www.orsatti.info/archives/1775

NOSTRO COMMENTO: Rimaniamo in vigile attesa per sapere come andranno a finire queste inchieste alla luce delle dichiarazioni dei pentiti.

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