29 aprile 2024
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Giustizia: libertà per tutti

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SILVIO LIBERA TUTTI

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DAL BLOG DI ANTONIO DI PIETRO, SI RIPORTA 17 Luglio 2008:

Oggi ho rilasciato alcune dichiarazioni ad una trentina di giornalisti della stampa estera. Ho trovato i giornalisti molto interessati, se non increduli, per quanto sta accadendo nel nostro Paese. Una fase economica molto difficile, di recessione, aggravata da un dilagante malcostume nella gestione della res publica e da una classe politica che sembra vivere su un altro pianeta. Effettivamente questa sensazione è più che giustificata vista l’attività parlamentare di questi ultimi mesi. Riporto una parte del discorso sulla nuova e sbalorditiva norma “salva amici del Premier”. Il discorso è semplice, la larga maggioranza dei reati non è più punibile. Ora il sistema giudiziario italiano è KO, speriamo sia sufficiente per permettere alla banda di governo di fare gli interessi dei cittadini.

Intervista:

Antonio Di Pietro: Io credo che il compito principale del governo, e anche dell’opposizione, oggi nel nostro Paese, ma non solo nel nostro Paese, debbano essere le questioni di rilevanza economica, specie in vista di una recessione cavalcante e in vista di un potere d’acquisto bloccato da parte delle famiglie e, per quanto riguarda l’Italia, a differenza di altri Paesi, di un deficit pubblico potenzialmente in aumento e di uno spreco di pubblico denaro irrazionale e ancora non controllato.
Questi sono i mali d’Italia che si innestano sui mali delle moderne democrazie liberali che troviamo all’interno del mondo occidentale. Rispetto a questi temi, che rappresentano l’urgenza dell’agenda politica italiana, al contrario, già dal primo giorno in cui si è insediata l’attuale legislatura, ci stiamo occupando di tutt’altro. Addirittura ce ne stiamo occupando con decretazione d’urgenza, come se queste fossero le urgenze e le emergenze del Paese e non le questioni a cui ho prima accennato.


Tra queste segnalo una progressione di leggi fatte approvare per specifici interessi personali del premier. Segnalo innanzitutto questa situazione: fin’ora non c’è stato un solo provvedimento d’urgenza che non contenesse in sé almeno una norma che interessi in via personale il premier stesso, o qualcuno dei suoi amici. E l’anomalia che noi dell’IdV contestiamo è che queste norme ad personam sono inserite all’interno di provvedimenti, che di per sé potrebbero avere una valenza anche importante, ma che diventano veicolo di interessi strettamente personali. Fatta questa premessa, ripercorrendo la normazione d’urgenza fatte in queste settimane, noi vediamo che il primo atto del governo è stato il decreto legge con cui sono stati approvati e ratificati una serie di disposizioni dell’Unione europea e della commissione europea, con cui sono stati prorogati tutta una serie di termini obbligatori che erano in scadenza: il cosiddetto decreto “proroga - termine”. Il primo decreto ad essere stato fatto. Si tratta di un decreto realmente urgente. Se scadono i termini, e le cose non sono finite, bisogna farle, ma inserire all’interno di quel provvedimento e per di più in violazione della Corte di giustizia europea, la norma salva Rete 4 è un abuso personale in atti legislativi. E così, è necessario fare una serie di interventi per rendere più efficiente la lotta alla criminalità, ma all’interno di questi inserire una norma per ridurre le intercettazioni, impedendo la pubblicazione di quelle rilevanti, in virtù di esigenze personalissime del Presidente del Consiglio, addirittura esigenze notturne dello stesso, a noi questo pare davvero un abuso di funzione.
Così noi dell’Italia dei Valori contestiamo il fatto che, all’interno di un pacchetto sicurezza, che di fondo noi auspichiamo poiché c’è bisogno di una legislazione che dia più sicurezza ai cittadini, vengano inserite norme che di fatto arrivano a creare ancor più insicurezza.
Con il provvedimento approvato ieri, un ultimo emendamento, dell’ultimo minuto, di fatto ha reso impunibili tutti i criminali che vengono condannati ad una pena effettiva fino a sette anni e mezzo. Ogni cittadino italiano che alla fine del processo riceve una pena fino a sette anni e mezzo, non farà un solo giorno di carcere.

Giornalisti: Perché?
Antonio Di Pietro: Ed è amaro per me, conoscitore della materia, costatare come l’informazione su questo tema, sia sostanzialmente assente. Io ieri l’ho detto nel corso mio intervento, ma evidentemente è un’informazione che nono si vuol far circolare. Allora, vediamo cosa è stato inserito in questo provvedimento: è stata inserita una norma che io ho definito “salva-amici del premier”. Ma facciamo un passo indietro. Noi ogni giorno facciamo un decreto legge finalizzata a sistemare una pratica che serve a lui, aveva necessità di fare una legge che bloccasse i suoi processi, perché alcuni processi sono arrivati a sentenza e non riesce in questa legislatura a fare ciò che è riuscito a fare nell’altra: restringere i tempi sulle prescrizioni, depenalizzare alcuni reati, in questa legislatura il premier ha dovuto per forza pretendere una norma che bloccasse i processi che lo riguardassero, così ha fatto la salva- premier. La “salva premier” salva il premier ma non i cittadini. e nel processo salva premier, quello David Mills gli imputati sono due, lui e David Mills, ma il reato è uno, in concorso fra tutti e due. Allora, facciamo il caso che l’imputazione fosse di rapina, in concorso tra me ed un’altra persona, e su di me non si potesse procedere, il giudice che fa la sentenza nei suoi confronti, per motivare la sua colpevolezza, cioè aver fatto una rapina insieme a me , deve necessariamente parlare anche di me. Deve spiegare chi ha fatto il palo, e chi ha preso i soldi. Deve necessariamente motivare su tutti e due. Pur avendo salvato sé stesso da un processo penale, ciò non lo salva da un processo politico e morale nei confronti del premier. Perché il processo nei confronti di David Mills va avanti lo stesso. L’altro ieri è stato fatto il processo salva-premier, io con quel processo ho chiesto di rivedere gli atti., denunciai e dissi al premier, i suoi avvocati hanno sbagliato ancora una volta dissi ieri, perché hanno pensato ma salvare lei, ma si sono dimenticato di salvare il suo complice, quindi lei riceverà lo stesso la condanna morale e politica. Neanche a farlo apposta, il giorno dopo, hanno inserito anche la norma “salva-amici del premier”. Io lo denunciavo per la scorrettezza, loro hanno fatto due scorrettezze.

Giornalisti: Cosa dice questa norma?
Antonio Di Pietro: Questa norma dice.. ma dobbiamo fare ancora un passo indietro, in Italia come in tanti altri ordinamenti giudiziari, esiste l’istituto del patteggiamento, un istituito di rilevanza inglese ? , cioè la possibilità che accusa e difesa si accorgano della possibilità di patteggiare una pena e in quel caso il giudice riduce di un terzo la pena. La caratteristica, la ratio, quale è? Io Stato non perdo tempo a fare un processo, ad acquisire prove, ad ingolfare la giustizia, in cambio se voi vi accordate sulla pena, riduco di un terzo quello che alla fine ti dovrei dare. Di più, nella motivazione della sentenza, non devo spiegare le ragioni della colpevolezza, perché il patteggiamento non equivale a sentenza di condanna, ma a sentenza di presa d’atto sull’accordo di una pena, a prescindere dalla colpevolezza. È un modo che si usa in tutte le legislazioni per abbreviare i tempi e per trovare un punto d’incontro sull’applicazione di una legge.
L’emendamento emesso ieri all’ultimo minuto, che cosa ha detto? Ha detto che l’applicazione della pena, cioè il patteggiamento si può fare anche con i processi in corso e già finiti. Intanto, aveva un senso fare il patteggiamento della pena, secondo la norma originaria, in quanto si faceva prima del processo, adesso si dà la possibilità a tutti di fare il processo, di perdere ugualmente tempo, di arrivare alla fine, e il giorno prima di andare in Camera di Consiglio,per decidere quale è la pena, l’imputato ed i suoi difensori, sanno che prove si sono acquisite nel dibattimento, e se sono colpevoli, mica sono scemi! Si prendono un terzo della pena in meno. Perché è stata introdotta questa diversità? che è un assurdo perché non ha più quella ratio propria di chi dà un terzo di pena in meno prima che si fa un processo e quindi prima che si accerta la colpevolezza. Perché è stata tolta? Perché così nel processo Mills il coimputato, lui per cui non era stato accettato il procedimento iniziale – non era stato richiesto perché speravano di trovare una soluzione iniziale - adesso a processo finito, possono applicarla. L’applicazione del patteggiamento al processo Mills comporta innanzitutto che Mills avrà una pena che non dovrà scontare perché ridotta si ridurrà entro i limiti che vi dirò tra poco. E quindi a Mills ciò potrà andare bene, una volta che valuta le carte e pensa di poter essere condannato. Secondo, che nella motivazione non dovrà più spiegare la colpevolezza, e quindi nessuno potrà più permettersi di dire “Berlusconi ma tu sei co-reo perché la motivazione dice la tua colpevolezza. Per ottenere questa assurda soluzione personalissima, volete sapere quali sono i danni per il paese? Sono i seguenti. Mettiamo che l’imputato sia condannato a sette anni e mezzo, la condanna effettiva che si riserva a rapinatori, stupratori, spacciatori di droga effettiva, perché una condanna a quindici anni tra attenuanti generiche, incensurati, una condanna a sette anni e mezzo è già una bella pena, nel processo di tangentopoli nessuno è stato condannato a più di sette anni, addirittura i tentati omicidi. tutti questi reati, alla fine del processo l’interessato cosa dice? Bene, patteggio a sette anni e mezzo, con il patteggiamento a sette anni e mezzo, la pena si riduce di un terzo, e si arriva a cinque anni. Tre anni l’abbiamo abbonati per l’indulto dell’anno scorso – e sono due - con la condanna a due anni è obbligatorio l’affidamento ai servizi sociali, l’imputato non può andare in galera. La condanna a sette anni e mezzo comprende quasi la totalità dei reati, fatta eccezione per l’omicidio, i sequestri di persona a scopo di estorsione e i reati di terrorismo, su sette anni e mezzo a causa del patteggiamento si scende di un terzo, due anni e mezzo, quindi cinque anni rimangono. A questo punto dovrebbero essere scontati cinque anni ma tre anni sono stati condonati a causa dell’ indulto schifoso, noi abbiamo detto no.. e quindi ne rimangono due. Quando hai una pena fino a due anni, la legge italiana prevede l’obbligatorietà dell’affidamento ai servizi sociali, perché è una pena minima e quindi non si manda in carcere.

Giornalisti: Come per Previti?
Antonio Di Pietro: Si, come per Previti.
Allora per non avere una motivazione di coimputati, da cui si poteva rilevare una prova morale e politica di una corresponsabilità, inserisce una norma del pacchetto sicurezza e attenzione è proprio questo il dramma, stiamo parlando di un pacchetto in cui viene detto ai cittadini "stiamo facendo una serie di norme per combattere la criminalità e per produrre più sicurezza", e prevede tutta una serie di norme che però non produrranno alcun effetto perché tutti i criminali restano fuori. Questo ho cercato di spiegare ieri, forse ho sbagliato a leggerlo, perché avrei dovuto parlare in “dipietrese” , ogni volta che leggo non parlo dipietrese e questo mi crea dei problemi, prometto che non lo faccio più!

COMMENTO DI FERNANDO: Ospitiamo sul Ns sito, ancora una volta, il video dell’ On.le Di Pietro (con buona pace dei “soliti amici” che mi vogliano ad ogni costo iscritto nell’IDV. Lasciamoli credere!) Secondo Noi Di Pietro è l’unica opposizione ferma - direi “tosta” - al Governo del “Premier” . I lettori, leggendo l’articolo o guardando il video, potranno trarne le opportune valutazioni. Ad maiora ITALIA!

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